(Immediapress) –
Milano, 06/08/2025 – Il commercio mondiale si mantiene sorprendentemente resiliente, nonostante le rinnovate tensioni geopolitiche, l’instabilità dei mercati e l’inasprimento dei dazi da parte degli Stati Uniti. È quanto emerge dall’ultima edizione del DHL Trade Atlas 2025 che analizza l’andamento degli scambi internazionali in quasi 200 Paesi e territori. A commentare i dati è Luca Bassini, Chief Financial Officer di DHL Express Italia, che sottolinea come, anche in un contesto di crescente frammentazione economica e incertezza politica, il sistema commerciale globale continui a espandersi, sostenuto dalla solidità strutturale delle catene di approvvigionamento e dalla capacità delle imprese di adattarsi a un quadro in continua evoluzione.
“Secondo il DHL Trade Atlas 2025, il report che pubblichiamo in collaborazione con la New York University Stern School of Business, e che offre un’analisi completa delle principali tendenze del commercio globale in quasi 200 Paesi e territori, i dazi e le incertezze geopolitiche non frenano la crescita del commercio globale. La crescita del commercio globale, infatti, si dimostra sorprendentemente resiliente alle recenti perturbazioni, legate anche alla campagna di aumento dei dazi da parte degli Stati Uniti”. Così commenta Luca Bassini, Chief Financial Officer di DHL Express Italia.
L’Italia continua a rivestire un ruolo di grande rilievo nel commercio mondiale, posizionandosi al decimo posto per tradevalue, con un volume di scambi nel 2024 di 1,3 trilioni di dollari, con esportazioni per 668,6 miliardi (7° posto mondiale) e importazioni per 630 miliardi (12°). Le previsioni al 2029 indicano un ulteriore incremento di +239,8 miliardi, con un tasso di crescita stimato dell’1,7% annuo.
“Le nuove tariffe imposte dall’Amministrazione Trump potrebbero avere un impatto negativo su alcuni settori strategici del Made in Italy, in considerazione del fatto che gli Stati Uniti sono il terzo mercato di destinazione delle esportazioni italiane (10%) e rappresentano il principale mercato di destinazione per i macchinari industriali italiani, la prima voce dell’export nazionale, che da sola copre il 19% delle esportazioni totali”, aggiunge Bassini.
Si prevede che, tra il 2024 e il 2029, quattro Paesi si classificheranno tra i primi 30 sia per velocità (tasso di crescita) che per entità (somma assoluta) di incremento del commercio: India, Vietnam, Indonesia e Filippine.
I tre Paesi con la maggiore entità di crescita commerciale prevista sono Cina (12% del commercio globale aggiuntivo), Stati Uniti (10%) ed India (6%). I Paesi che si prevede cresceranno maggiormente in termini assoluti sono distribuiti tra Asia, Europa e Nord America, mentre tra quelli che cresceranno più rapidamente figurano anche diversi paesi in Africa e in America Latina.
“Come emerge dal DHL Trade Atlas 2025, nonostante l’interesse diffuso per il nearshoring e la produzione di beni più vicini ai clienti, il commercio non è diventato complessivamente più regionalizzato.
I flussi commerciali effettivi indicano la tendenza opposta. Nei primi nove mesi del 2024, la distanza media percorsa da tutte le merci scambiate ha raggiunto il record di 5.000 chilometri, mentre la quota del commercio all’interno delle principali regioni è scesa a un nuovo minimo del 51%”, sottolinea Bassini.
La flessione degli scambi tra blocchi di alleati stretti degli Stati Uniti e della Cina rispetto al commercio interno ai blocchi stessi, registrata nel 2022 e 2023, non ha subito ulteriori cali nel 2024.
“Stati Uniti e Cina hanno ridotto le quote di commercio reciproco, ma non abbastanza da costituire un ‘disaccoppiamento’ significativo.
Gli scambi diretti tra i due Paesi sono scesi dal 3,5% del commercio mondiale nel 2016 al 2,6% nei primi nove mesi del 2024, ma gli Stati Uniti continuano a importare dalla Cina una quantità di prodotti pari a quella del resto del mondo.
Secondo alcune analisi, le importazioni statunitensi dalla Cina sarebbero sottostimate. Considerando gli input cinesi nei prodotti importati attraverso Paesi terzi, la dipendenza effettiva dagli approvvigionamenti cinesi resta”, concludeLucaBassini nella sua analisi dei dati emersi dalla ricerca.
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